23/06/2022 Marx, il filosofo della globalità e della libertà
Karl Marx è un gigante della filosofia conosciuto anche come economista, sociologo e politologo. Marx è considerato per le sue teorie, come il pensatore più influente sul piano politico, filosofico ed economico dell’Ottocento e del Novecento, nonché di tutta la storia dell’umanità. Si trovò ad operare nel cuore d’Europa negli anni attraversati dalle grandi rivoluzioni, dai grandi sconvolgimenti storico-sociali, nonché dall’inserimento delle masse nella storia. È noto come il filosofo del comunismo e della rivoluzione.
Proprio per la loro particolare importanza le sue teorie furono oggetto di studio per molti anni, tutt’ora il Marxismo1 è al centro di polemiche.
Ebbe una vita ruggente e avventuriera o meglio rivoluzionaria (termine a lui molto caro), fatta di studio, viaggi, amori, amicizie importanti, dolori ecc.
Nasce a Treviri nella Renania, all’epoca dominio prussiano, il 5 maggio 1818 da una famiglia borghese di ebrei convertiti al protestantesimo. Il padre svolgeva la professione di avvocato e nutriva simpatie per la cultura illuministica e liberale; tali simpatie del padre influenzeranno i primi passi del giovane Marx.
Marx si iscrive, seguendo le orme del padre, alla facoltà di giurisprudenza prima all’università di Bonn e successivamente a Berlino, nella quale entra in contatto con la filosofia di Hegel. Proprio questo contatto con la filosofia ed in particolare con i giovani hegeliani2 stimolarono in Marx l’interesse per la filosofia. Dal punto di vista storico-culturale sono anni molti controversi e vivaci a Berlino dettati dal dissidio tra hegeliani e dall’avvento al trono di Federico Guglielmo IV (1840).
Nel 1841 si laurea a Jena con una tesi sulla Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro. Stimolato dall’ambiente universitario, in un primo momento Marx decide di intraprendere una carriera accademica, ma la repressione del governo prussiano contro i giovani hegeliani, accusati di ateismo e liberalismo e per tale motivo espulsi dalle università, fecero abbandonare a Marx il suo progetto. Intraprende allora la carriera di giornalismo politico collaborando con la «Rheinische Zeitung»3 («Gazzetta renana»), un giornale di stampo liberale nel quale Marx pubblica una serie di articoli toccando le tematiche riguardanti la libertà di stampa ed il libero scambio.
11) Marxismo: Movimento sociale e politico fondato sulla interpretazione materialistica e dialettica della storia, formulata da K.H. Marx (1818-1883) e F. Engels (1820-1895), secondo i quali il fattore economico promuove la lotta di classe e la dittatura del proletariato come momento di passaggio a un tipo futuro di società rigorosamente ugualitaria.
2) La sinistra hegeliana, o giovani hegeliani, è una scuola di pensiero filosofico che si formò tra alcuni intellettuali prussiani, discepoli di Hegel, poco dopo la morte di questo, avvenuta nel 1831.
3) Rheinische Zeitung: giornale pro-democratico e riformista che aveva lo scopo di dare voce alla borghesia ed agli intellettuali della Renania contro l’assolutismo prussiano; pubblicato a Colonia tra il 1842-1843.
Da qui in poi Marx si interesserà sempre più delle questioni politiche e sociali del suo tempo, collaborando per diverse riviste, cruciale sarà l’incontro con Engels che lo porterà ad interessarsi anche a questioni economiche. Prima di addentrarci nell’approfondimento è giusto spendere qualche parola su Engels.
Friedrich Engels nasce nel 1820 a Barmen, in Renania, apparteneva ad una famiglia bigotta e reazionaria, il padre era un ricco industriale tessile. Proprio grazie ad una fabbrica tessile di Manchester di cui era comproprietario il padre, Engels ebbe l’opportunità di osservare in prima persona in che condizioni versavano gli operai nel centro più industrializzato d’Europa. Pubblica un articolo sulla Gazzetta renana, Abbozzo di una critica dell’economia politica, il quale articolo desta l’interessa di Marx e lo stimolerà ad intraprendere un’approfondita lettura degli scritti degli economisti. Marx ed Engels si incontrano per la prima volta a Parigi; da tale incontro nascerà tra i due non solo una collaborazione culturale destinata a restare nella storia ma anche una straordinaria amicizia. Pubblicheranno insieme una moltitudine di scritti: L’ideologia tedesca (1932), La guerra civile americana (1861-62), Manifesto del partito comunista (1848) e tanti altri.
La filosofia marxiana è una filosofia globale che tocca più ambiti, non semplicemente teoretica4 come quella di altri filosofi, muove un’analisi appunto globale della società e della storia, analizza nei minimi termini la società borghese industriale del suo tempo, analizza l’economia del suo tempo e da ciò cerca non solo di trovare una risposta teorica bensì sulla base di questa trova i principi che possono cambiare questa realtà sul piano pratico. Fare filosofia per Marx significa comprendere la realtà per poi trasformarla, abbinare la dimensione teorica alla dimensione pratica. Marx supera le teorie del filosofo Hegel5, il quale ha definito la filosofia nottola di Minerva6 cioè che arriva e riflette sui fatti dopo che sono già accaduti senza dunque poterli cambiare. Con Marx la filosofia diventa invece come una sorta di talpa che scava nella realtà proprio per cambiarla, non ci sorvola semplicemente sopra per contemplarla.
La filosofia è una speculazione teorica, dalla quale bisogna comprendere il reale, nel caso marxiano il funzionamento della società capitalista, non per accettarne la razionalità ma per trasformare la realtà verso la razionalità. La società borghese in quanto incentrata sullo sfruttamento e la disuguaglianza è irrazionale, in quanto la razionalità è possibile solo quando c’è uguaglianza e libertà per tutti. Possiamo prendere in esempio i paesi del terzo mondo7, i quali non possono avere le cure ed i vaccini necessari, che i Paesi sviluppati invece possiedono, per debellare determinate malattie; Marx definirebbe tutto ciò come qualcosa di irrazionale.
4) Filosofia teoretica è una branca della filosofia che riguarda ciò che attiene alla teoria o alla teoresi, intendendosi con quest’ultimo termine un’accentuazione del carattere speculativo astratto e l’assenza di ogni riferimento alla pratica.
5) Georg Wilhelm Friedrich Hegel è stato un filosofo, accademico e poeta tedesco, considerato il rappresentante più significativo dell’idealismo tedesco. È ritenuto uno dei massimi filosofi di tutti i tempi.
6) La nottola, o civetta, di Minerva, è l’essere alato che accompagna Athena glaucopide nei miti dell’antica Grecia, nei quali simboleggia la saggezza e la filosofia.
7) Terzo Mondo: si chiama così per distinguerlo sia dall’Occidente, sia da quelli che un tempo erano i Paesi comunisti. Con questa espressione ci si riferisce ai Paesi di Asia, Africa e America latina caratterizzati da un economia preoccupante con grandi sacche di povertà.
Ovunque ci sia sfruttamento ed irrazionalità, secondo Marx bisogna agire per fare il modo che la realtà cambi; l’unica azione in grado di stravolgere la realtà è la rivoluzione. Marx è noto a tutti per le sue teorie rivoluzionarie, non a caso uno dei suoi personaggi preferiti era Copernico8, il quale ha rivoluzionato il mondo delle scienze astronomiche sul modo di vedere il mondo; proprio come Copernico ha rivoluzionato le scienze astronomiche allo stesso modo il filosofo deve rivoluzionare la realtà per trasformarla nell’ottica della giustizia e della libertà. Senza rivoluzione non si otterrà mai l’emancipazione.
Il mondo è composto da persone che danno e possiedono di più e da persone che hanno bisogno di ricevere di più, per livellare il più possibile questa disuguaglianza c’è bisogno di ridistribuire nella società in modo equo ciò che si produce; pensiero di Marx definito da tutti come utopico ed irrealizzabile.
Proprio come analista globale della società, Marx, si presenta come un filosofo estremamente moderno, amato da tanti come allo stesso modo odiato, lascia in eredità metodi e teorie intramontabili.
Marx non è solo colui che inaugura la filosofia globale ma è anche il filosofo della libertà. La filosofia marxiana ha come punto più importante la libertà, intesa come un bene prezioso, e l’emancipazione dell’uomo. L’uomo per natura è un animale libero, ma il lavoro che doveva essere il trampolino di lancio verso una ulteriore emancipazione lo ha ridotto ad essere merce che produce ulteriore merce, in poche parole il lavoro ha portato l’uomo allo sfruttamento e dunque alla disuguaglianza. Dice Marx che la storia ha sempre avuto oppressori e oppressi, in epoca romana troviamo i patrizi9 ed i plebei10, nell’epoca borghese troviamo i capitalisti ed il proletariato; la storia è un susseguirsi di uomini che dominano e sfruttano altri uomini. Marx molto spesso erroneamente viene considerato come il filosofo che punta all’uguaglianza, ma il suo obiettivo non è quello di un pauperismo economico e sociale come puntava invece la religione cristiana che si auspicava l’uguaglianza tramite la povertà assoluta; per Marx è opportuno che venga messa in atto una distribuzione equa delle ricchezze in modo tale che nessuno venga più sfruttato e tutti siano liberi.
La libertà di cui ci parla Marx tuttavia non è semplicemente la libertà formale di cui si parla sulle carte; il problema sta nella realtà. La libertà sarà sempre e soltanto formale e non sostanziale, finché persisteranno le disuguaglianze socio-economiche.
8) Niccolò Copernico: Astronomo polacco, pose le basi della teoria eliocentrica, dove il Sole è al centro dell’universo e la Terra ruota intorno ad esso.
9) Patrizi: erano in origine la classe d’élite dell’antica società romana.
10) Plebei: parte del popolo di Roma antica che non godeva di tutti i diritti cittadini di cui era investito il patriziato.
11) Pauperismo economico e sociale: il termine può indicare lo stato di povertà frutto di una scelta professata laica o religiosa, auspicata in molte filosofie e religioni, praticata anche in alcune comunità cristiane, ovvero uno stile di vita improntato a sobrietà.
Sulla carta costituzionale tutti gli uomini sono liberi ed hanno pari diritti, ma a fine giornata ci sarà il capitalista che tornerà a casa con una ingente somma di denaro in tasca mentre dall’altra parte ci sarà l’operaio sfruttato che magari non possiede neppure una casa; eppure formalmente entrambi sono uguali e liberi. Quello che vuole dire Marx è che la vita reale concreta è ben diversa da quella formale, in tutte le grandi rivoluzioni è stato sbandierato il principio di libertà ed uguaglianza ma sostanzialmente non è stato mai applicato; questo è il perno della disuguaglianza sociale.
Un pensiero di Marx molto profondo che ci fa capire ancor meglio l’immortalità che le sue teorie hanno avuto negli anni ed il suo forte collegamento con l’attualità; muovendo questa critica alla libertà formale, nell’opera Sulla questione ebraica12, sembra quasi anticipare l’art313 della nostra Costituzione. Un filosofo per l’appunto globale che riesce a spaziare, ad analizzare ed a muovere critica in più ambiti disciplinari.
Marx inoltre è il teorico del materialismo storico o dialettico, il materialismo lo deriva dal filosofo Feuerbach14 mentre la storicizzazione del materialismo la deriva da un altrettanto grande filosofo quale Hegel. Secondo la teoria del materialismo storico, la storia è un processo dialettico che si evolve continuamente e si trasforma sotto la spinta di dinamiche sociali ed economiche; in poche parole la storia secondo Marx è un’evoluzione di natura socio-economica. La storia non è fatta di idee astratte come molti filosofi avevano teorizzato, bensì è qualcosa di materiale e dunque di concreto; per l’appunto sono i rapporti economici, sociali, politici a fare la storia. La vita stessa è materiale, innovazione tecnologica. Quella di cui ci parla Marx è una storia dialettica caratterizzata da una tesi ed una antitesi, che caratterizzano il motore dell’azione, questa dialettica è formata dalla coppia bisogno-soddisfacimento. Per soddisfare i bisogni è necessario il lavoro. D’altra parte il lavoro rende la storia una costante lotta di classe tra sfruttati e sfruttatori; il motore della storia in tale prospettiva è la rivoluzione. La storia, dice Marx, progredisce tramite le rivoluzioni portate avanti da classi rivoluzionarie subalterne che diventano tali quando prendono autocoscienza della loro condizione; tali rivoluzioni concorrono al cambiamento della società.
12) Sulla questione ebraica: opera di Karl Marx scritta nel 1843 e pubblicata per la prima volta a Parigi con il titolo tedesco Zur Judenfrage nel Deutsch-Französische Jahrbücher.
13) Art. 3 Costituzione Italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
14) Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872) è stato un filosofo tedesco tra i più influenti critici della religione ed esponente della sinistra hegeliana. Applica metodologia materialistica alla religione, Dio astratto non ha creato l’uomo concreto ma l’uomo ha creato Dio. Il mistero della teologia è l’antropologia, che è autocoscienza dell’uomo. L’uomo ha coscienza di se stesso come individuo e come specie, e si sente illimitato e infinito in quanto specie. Per questo motivo si figura Dio, come raffigurazione immaginaria delle qualità della specie (religione come coscienza dell’infinito).
La stessa borghesia era una classe subalterna che tramite la propria rivoluzione è riuscita a sostituirsi alla classe dominante dell’aristocrazia, basandosi su determinate caratteristiche quali la proprietà privata, la mercificazione, lo sfruttamento ed il profitto.
Una classe sociale una volta diventata dominante produce un ideologia15, che non è altro che la visione del mondo di essa stessa che deve essere estesa poi a tutti i soggetti da essi dominati.
La cultura dominante in un determinato luogo e tempo non è altro che lo specchio della classe sociale che detiene il potere. Con il termine ideologia Marx intende la trasformazione ed il camuffamento della realtà. Qualsiasi potere dominante racconta una sua realtà, ad esempio il mondo borghese esalta i rapporti economici-sociali, i possedimenti, la proprietà privata, il denaro ecc.; il mondo religioso d’altro canto esalta la forza morale piuttosto che quella fisica e così via.
L’arte, la musica, la scuola, le istituzioni, il cinema, i libri saranno sempre lo specchio della visione del mondo e l’orizzonte valoriale, dell’ideologia appunto, della classe dominante. L’ideologia di una classe subalterna resterà un caso isolato e mai propagandato; resterà appunto inferiore proprio come la classe che lo ha prodotto. Riflettendo su questo pensiero marxiano possiamo affermare che la società sarà sempre mossa dai vincitori e mai dai vinti.
L’ideologia, nella teoria sociale marxista, viene definita anche sovrastruttura cioè una derivazione della base economica dominante, semplicemente chiamata come struttura.
Un altro dei termini chiave della riflessione marxiana è proprio quello di struttura, che indica la base economica di una società, ogni società ha una propria base economica.
Ogni base economica è data da forze produttive e da rapporti di produzione. Le forze produttive sono composte da tre elementi necessari tra loro concatenati: forza-lavoro, mezzi di produzione e conoscenze. Nell’accezione marxista per forza lavoro s’intendono le capacità fisiche ed intellettuali che il lavoratore mette a disposizione dell’imprenditore (schiavi della gleba, costruttori di piramidi, operai nelle fabbriche ecc.). I mezzi di produzione sono invece la congiunzione dei mezzi fisici di lavoro (macchine, utensili, terre e materie prime) che, a partire da risorse primarie in input, crea, tramite il lavoro manuale da parte del lavoratore, un prodotto finito a valore aggiunto; questi mezzi di produzione si evolvono nel tempo e sono in poche parole i mezzi che l’imprenditore mette a disposizione del proprio operaio per creare un prodotto. Infine per saper utilizzare i mezzi di produzione, gli operai (forza-lavoro) devono avere delle conoscenze. La conoscenza è un nodo centrale, soprattutto nei tempi attuali, per poter accedere nel mondo del lavoro.
Oltre alle forze di produzione, la struttura è composta anche dai rapporti di produzione o proprietà che sono invece le relazioni che si formano tra gli uomini nei processi di produzione e che, in concreto, consistono nel possesso o meno dei mezzi di produzione (ad es. capitalisti e proletari).
15) Ideologia: Marx utilizza il termine ideologia nel suo significato letterale derivato dalla parola tedesca Ideenkleid, «vestito d’idee», per cui ideologica è ogni concezione che voglia rivestire di idee e principi astratti la concreta realtà dei fatti materiali, mascherandoli e dandone una surrettizia giustificazione.
A seconda delle diverse forme in cui si presenta la divisione sociale del lavoro, nonché la proprietà dei mezzi di produzione, i rapporti di produzione possono essere primitivi, feudali, capitalistici, antichi, ecc.
Uno degli autori italiani che riprende le teorie di Marx in modo significativo è Antonio Gramsci.16
Gramsci è il saggista italiano più diffuso nel mondo dopo Machiavelli, anch’esso autore multidisciplinare, dà al marxismo una interpretazione fuori dagli schemi tradizionali. La questione che si pone Gramsci nei Quaderni del carcere17 è quella dei “rapporti tra struttura e superstruttura”, definito da lui stesso il problema cruciale del materialismo storico; opera una vera e propria trasformazione dell’interpretazione dell’enunciato di Marx, ne rifiuta il nesso lineare che tiene insieme il testo marxiano, lo problematizza, ne ricava due canoni metodologici, di cui uno non è conseguenza dell’altro, ma sono componenti da coordinare e sviluppare giacché dalla riflessione su questi due canoni si può giungere allo svolgimento di tutta una serie di altri principi di metodologia storica. In particolare Gramsci dà un grande rilievo alle ideologie (dunque alla sovrastruttura), considerandole come il punto di partenza della rivoluzione, in quanto hanno capacità di mobilitare masse di uomini, e quindi di cambiare la società nel suo complesso. Gramsci dice che la struttura cioè le leggi economiche in quanto create dall’uomo possono essere cambiate, ma per cambiare la struttura bisogna prima sconvolgere il senso comune ovvero capovolgere la sovrastruttura (le ideologie).
I veri soldati della rivoluzione che teorizza Gramsci sono gli intellettuali, è loro il compito di scuotere il senso comune partendo dagli apparati burocratici e dalle istituzioni per insegnare al popolo di prendere coscienza ed atto della propria condizione. Sarebbe inutile ed impossibile, fare in Occidente un copia e incolla della Rivoluzione russa18, benché le esigenze ed i gradi di emancipazione sono del tutto differenti. Gramsci partendo dalle teorie Marxiste le sconvolge, auspicandosi una rivoluzione intellettuale che parti dalla sovrastruttura per cambiare la struttura; una rivoluzione dunque fatta non di armi e violenza ma di cambio di mentalità.
16) Antonio Gramsci (1891-1937): è stato il più importante intellettuale italiano del Novecento, fondatore e dirigente del Partito Comunista, arrestato dal fascismo nel 1926 e detenuto in carcere fino alla morte.
17) I Quaderni del carcere sono la raccolta degli appunti, dei testi e delle note che Antonio Gramsci iniziò a scrivere dall’8 febbraio 1929, durante la sua prigionia nelle carceri fasciste. I Quaderni ottennero un enorme impatto nel mondo della politica, della cultura, della filosofia e delle altre scienze sociali dell’Italia del Dopoguerra, permettendo al Partito Comunista di avviare un’egemonia culturale nel mondo intellettuale dell’epoca.
18) Rivoluzione russa è stato un evento sociopolitico, avvenuto in Russia nel 1917, che portò al rovesciamento dell’Impero russo e alla formazione inizialmente della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e, nel 1922, in seguito alla guerra civile russa, dell’Unione Sovietica; fu un tentativo di applicazione delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels. A Pietrogrado scoppiò la rivolta con la rivoluzione di febbraio e il 2 marzo (calendario giuliano) Duma e soviet di operai e soldati si accordarono per la deposizione dello zar, e l’istituzione di un governo provvisorio formato da cadetti, menscevichi e socialisti rivoluzionari. Si formò il governo provvisorio di Georgij Evgen’evič L’vov, che indusse Nicola II ad abdicare. Mentre lo zar e la sua famiglia venivano arrestati, nel Paese si formarono due poteri: quello del governo provvisorio, e quello dei Soviet, formato da delegati eletti compresi i bolscevichi. Contemporaneamente si diffuse in tutto il paese il disfattismo nazionale, segno della crescente stanchezza verso la guerra. Il leader bolscevico Lenin, tornato dall’esilio sostenne la necessità di trasformare la rivoluzione borghese di febbraio in Rivoluzione Proletaria, guidata dai Soviet e che mirava alla instaurazione di una società comunista. Nell’ottobre i bolscevichi occuparono i punti nevralgici della capitale dando vita alla rivoluzione d’ottobre. La vittoria dei bolscevichi portò al rovesciamento del Governo provvisorio russo e alla nascita della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, governata dal Consiglio dei commissari del popolo. Esplose poi la guerra civile russa che avrebbe visto la vittoria dell’Armata Rossa (bolscevichi) sull’Armata Bianca (contro-rivoluzionari) e ciò portò nel 1922 all’istituzione dell’Unione Sovietica.
(Scritto e redatto da Antonia gentile per scopi universitari)