Ancor prima della fondazione delle numerose città Magno-Greche in Calabria, risalenti al periodo che va dall’VIII al V secolo A.C., vi sono vestigia di agglomerati urbani che fanno pensare a più antichi centri abitati, ma non con tracce di città in muratura, bensì si fa riferimento a siti, ancora integri, di insediamenti rupestri. Sulle loro origini, che per tanti versi sembrano misteriose, è in corso da alcuni decenni una ricerca che dà ormai luogo ad interessanti scoperte. Il popolo che ha scavato tali grotte ha fondato la “Civiltà rupestre”. Ma in che epoca? Deduzioni logiche ci dicono che bisogna risalire ad una civiltà pre-ellenica: non bruzia, o latina, o greca non use ad abitare in siti rupestri, e nemmeno Enotra e Iapigia di cui è nota la tipologia degli insediamenti. Nè vi sono testimonianze letterarie che parlano di un popolo scavatore di insediamenti rupestri che già da sempre sono descritti come esistenti (Senofonte nell’Anabasi). Inoltre queste costruzioni se edificate in “periodo storico”, avrebbero dovuto lasciare memoria in numerosi riferimenti da commentari e da storici (il fenomeno non sarebbe sfuggito a Plinio, a Strabone, a Stefano Bizantino) mentre nulla permane. Ed allora bisogna risalire ad epoche precedenti, e, per deduzione, a popoli decisamente preistorici, anzi ad un unico popolo scavatore di grotte: questo popolo operò e visse sia da noi che nel Nord-Africa ed in Asia Minore e soprattutto nei paesi dell’Europa orientale. Una attenta ricerca archeologica, del resto mai operata, potrebbe indicarne il periodo originario con maggiore precisione. Fu primo il prof. Cosimo Damiano Fonseca ad aver detto che le grotte di tutto l’arco ionico ed altre d’oltremare sembrano edificate dalla mano di uno stesso popolo. Anzi ha precisato: “Quello che v’é da dire per un insediamento, vale per tutti gli altri!” L’asserzione convalida adeguatamente le ipotesi formulate su una unica civiltà preistorica che per libera scelta abitativa adottava insediamenti ipogei ed in tutto il bacino del Mediterraneo. Infatti si sono potute osservare delle caratteristiche architettoniche comuni in tutti gli insediamenti. Le analogie sono fondate su così sottili particolari che non vi é ombra di dubbio sulla loro unica matrice. Ne enumeriamo alcuni:
1) grotta di civile abitazione, alta in media m. 2,50, ad uso della famiglia troglodita, molto spesso divisa in due antri interni da colonna divisoria (Casabona, Matera, Massafra, Cappadocia);
2) piccole nicchie absidali alla base delle pareti e triangolari nella parete alta per riporvi orcioli di acqua, vino, miele, ecc. (Casabona, Matera Massafra);
3) fori alti per inserirvi la struttura di ripiani lignei, fori bassi per lettiere. (Matera, Casabona, Massafra, Petilia, Zungri)
4) criptoportico: intorno all’atrio spesso insistono una serie di grotte a raggera (Bari, Massafra, Casabona, Petilia);
4) sistemi di grotte caratterizzati talvolta da corridoio di ingresso (dromos), con distribuzione degli ambienti sui due lati (Bari, Matera, Casabona);
7) vasto camerone quale ” laboratorio ” che in periodo medievale ospitò, poi, trappeti o palmenti (a Casabona ancora oggi, Zungri).