25/06/2022 Il Manifesto del Partito Comunista: il ruolo storico della borghesia (Capitolo 2)
(Qui puoi leggere il Capitolo 1)
Il Manifesto del Partito Comunista scritto da Karl Marx ed Friedrich Engels per incarico della Lega dei comunisti19 (già Lega dei giusti) viene pubblicato a Londra nel 1848, anno di straordinaria importanza in Europa, noto come la primavera dei popoli20, per lo scoppio dei moti rivoluzionari di natura liberale. Al fianco di questi moti rivoluzionari appaiono per la prima volta anche delle significative rivolte operaie. È molto significativo e per alcuni versi anche simbolico che proprio durante l’anno della primavera dei popoli venga pubblicato il Manifesto che è uno dei più grandi capolavori della filosofia politica.
Il Manifesto avrà un successo straordinario nel corso del 900’ e sarà considerato addirittura sacro nei paesi di matrice comunista; tutt’ora è uno dei testi di filosofia politica più letto e tradotto nel mondo. Oltre ad essere un testo importantissimo dal punto di vista politico, il Manifesto è il prodotto teorico-filosofico di una grande e straordinaria amicizia ovvero quella dei suoi autori, Karl Marx e Friedrich Engels.
L’obiettivo del Manifesto è quello di esporre al mondo gli scopi di un partito rivoluzionario, che rispecchiano tra l’altro i principi fondamentali del marxismo. Poiché è uno scritto destinato agli operai, viene utilizzata una scrittura fruibile e scorrevole con una prosa avvincente ricca di immagini in modo tale che possa suscitare emozioni nel lettore. A differenza di altre nazioni europee, la Germania del tempo aveva un alto tasso di alfabetizzazione, gli operai erano dunque in grado di leggere e comprendere la realtà circostante.
Uno degli aforismi marxiani più celebri è quello conosciuto come la XI Tesi su Feuerbach21, la quale dice: «I filosofi hanno finora interpretato il mondo in modi diversi; si tratta ora di trasformarlo.» Il mondo dunque non va semplicemente interpretato bensì va interpretato per essere cambiato, questo cambiamento può avvenire solo attraverso la rivoluzione ed il Manifesto è il testo che si propone a rappresentare questo passaggio rivoluzionario.
19) La Lega dei Comunisti nasce dall’incontro fra Friedrich Engels e Karl Schapper nel 1847. Tale Lega, chiamata poi Lega Internazionale Comunista, aveva come scopo l’associazione e la comunicazione fra i democratici comunisti di Londra (Schapper) e quelli dell’Association Democratique di Bruxelles (di Karl Marx)
20) La primavera dei popoli, conosciuta anche come rivoluzione del 1848 o moti del 1848, fu un’ondata di moti rivoluzionari contro i regimi assolutisti, eredi dei moti del 1820-21 e del 1830-31, che sconvolsero l’Europa, nel 1848-49. Scopo dei moti fu abbattere i governi della Restaurazione per sostituirli con governi liberali. Il loro impatto storico fu così profondo e violento che nel linguaggio corrente è entrata in uso l’espressione «fare un quarantotto» per sottintendere una improvvisa confusione, o scompiglio.
21) Le Tesi su Feuerbach (Thesen über Feuerbach) sono un breve scritto di Karl Marx, elaborato nell’aprile del 1845, e riportato alla luce da Friedrich Engels dopo la morte dell’autore. Questo scritto, oltre a essere un completo superamento delle concezioni feuerbachiane, mostra la fondazione di una filosofia storicamente del tutto originale, la filosofia della prassi, una gnoseologia che può ricevere conferma soltanto dall’attività rivoluzionaria volta alla liberazione dell’uomo dall’alienazione
Il Manifesto ha un incipit già abbastanza chiaro che delinea cosa sia il comunismo e della paura che esso ha iniziato a far trapelare tra le maggiori potenze europee; riportiamo di seguito il testo: «Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo zar, Metternich22 e Guizot23, radicali francesi e poliziotti tedeschi. […]Il comunismo è ormai riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso.»
Il comunismo è quella forza nuova che sta spiccando il volo, non è un semplice partito ma è quel movimento sociale reale che sovverte e rovescia lo stato presente delle cose, il suo soggetto sono i proletari; proprio per questo è definito dalle altre potenze europee come uno spettro che incute paura. La maggior parte dei dittatori che prenderanno potere nel corso del 900’ sbandiereranno la bandiera dell’anticomunismo (Mussolini, Hitler), Marx aveva definito il comunismo come qualcosa che incute paura, come una sorta di fantasma, poiché vuole andare alla radice di tutte le forme della disuguaglianza già quando scrive il Manifesto ovvero nel 1848.
Questi proletari che stanno cominciando ad organizzarsi e mobilitarsi iniziano a dar fastidio ai poteri forti, a quei poteri conservatori che vogliono mantenere l’Europa politica, sociale ed economica in quelle condizioni di vecchia nobiltà in cui i pochi hanno il potere sui molti. Il comunista rivoluzionario è pericoloso poiché mette in discussione la realtà delle cose presenti, proprio per questo saranno accusati di mettere a repentaglio la stabilità.
Il testo lo si può schematizzare in quattro parti, nella prima parte assistiamo ad una analisi della funzione storica della borghesia e della sua classe rivale cioè il proletariato; nella seconda parte viene descritto il rapporto tra proletari e comunisti; questi ultimi non si propongono come legislatori del movimento proletario, ma vogliono sottolineare che il carattere del comunismo è l’internazionalismo24, il suo scopo è l’abolizione della proprietà borghese o privata perché è lo strumento di dominio appartenente a una classe di minoranza; nella terza parte c’è la critica ai socialismi utopici e non marxiani; nella quarta e ultima parte si delineano i rapporti tra comunisti e altri partiti democratici.
Vengono proposti anche dieci punti, che all’epoca della stesura del Manifesto avevano valore di programma rivoluzionario per i Paesi più progrediti. Attraverso queste dieci misure si sarebbe attuata quella che in seguito Marx avrebbe denominato dittatura del proletariato. Gli stessi autori però ammettono la limitatezza di questi principi in quanto sono ben consci che essi sono storicamente determinati e quindi non applicabili in ogni circostanza storica.
22) Klemens von Metternich è stato un nobile, diplomatico e politico austriaco, dal 1821 al 1848 cancelliere di Stato. Fu al centro della politica europea per tre decenni fino alle rivoluzioni liberali ne costrinsero le dimissioni. Metternich scrisse, in una nota inviata al conte Dietrichstein, la famosa e controversa frase «L’Italia è un’espressione geografica».
23) François Pierre Guillaume Guizot è stato un politico e storico francese.
24) L’internazionalismo è un movimento e un’ideologia politica, nata nel XIX secolo, che auspica una maggiore cooperazione politica ed economica tra le popolazioni di diverse nazioni per il beneficio di tutti. Sebbene col termine “internazionalismo” si intenda solitamente far riferimento all’internazionalismo proletario sono nate in seguito scuole di pensiero che sostengono e appoggiano l’esistenza di un “internazionalismo liberale”.
I dieci punti sono i seguenti:
1) Espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato.
2) Imposta fortemente progressiva.
3) Abolizione del diritto di successione.
4) Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli.
5) Accentramento del credito in mano allo Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo.
6) Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato.
7) Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano collettivo.
8) Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali, specialmente per l’agricoltura.
9) Unificazione dell’esercizio dell’agricoltura e dell’industria, misure atte ad eliminare gradualmente l’antagonismo fra città e campagna.
10) Istruzione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale.
La libertà in presenza di povertà e sfruttamento è un privilegio riservato a pochi e Marx ed Engels essendo i due filosofi della libertà, non dell’uguaglianza come spesso erroneamente vengono definiti, vogliono tramite il loro testo svegliare gli animi dei lavoratori ed esortarli a realizzare un mondo fatto di libertà concreta. La classe operaia deve prendere coscienza della realtà, dello sfruttamento che sta subendo, e deve organizzarsi in un partito, il quale sarà lo strumento da cui far partire la rivoluzione per ottenere l’emancipazione e la libertà. La borghesia continua ad esistere proprio grazie alla grande massa dei lavoratori, Marx si auspica che quest’ultimi si organizzino in un partito e seppelliscano i loro padroni; rendendo non solo il lavoro sociale ma anche i mezzi di produzione e dunque il profitto.
Ci interesseremo con particolare attenzione alla prima parte del testo, dai nostri autori intitolata borghesi e proletari, nel quale viene analizzato il ruolo storico della borghesia dalla sua ascesa come classe sociale dominante alla creazione della sua classe oppositrice ovvero il proletariato.
Il punto di partenza è la storia che è lotta di classe cioè una lotta tra oppressori e oppressi da sempre esistita nel corso del tempo, citano infatti nel testo liberi e schiavi, patrizi e plebei, padroni e servi, membri delle corporazioni e garzoni ecc. Questa lotta tra classi ogni volta è finita o con la trasformazione rivoluzionaria della società o con la comune rovina della classi in lotta; o una classe vince e porta a trasformazioni profonde o si crea un circolo vizioso che porterà alla decadenza delle due classi.
La borghesia che ha spazzato via la nobiltà, attraverso le rivoluzioni25 economiche e politiche, ha trasformato la società inaugurando il mondo delle merci e della globalizzazione tuttavia questa trasformazione ha prodotto un processo di sfruttamento; da tale processo di sfruttamento è nata una nuova classe sociale, il proletariato, che sarà l’antagonista principale della borghesia. In quest’ottica possiamo dunque dire che la borghesia è una classe vincitrice che è emersa dalla lotta con la vecchia nobiltà (aristocrazia).
La lotta di classe esiste tutt’ora, ancora una volta la stanno vincendo i ricchi oppressori a discapito dei poveri oppressi; non si tratta ormai della semplice morale marxiana ma di una vera e propria legge sociale in cui colui che ha di più dominerà su colui che ha di meno.
Il nostro attuale mondo globalizzato26 è frutto di un percorso storico portato avanti dalla borghesia che ha radici ben profonde, Marx rintraccia queste radici nella scoperta dell’America. La scoperta dell’America (1492), ha sancito un trampolino di lancio per l’ampliamento degli orizzonti geografici, divenuti poi anche economici, fino alla creazione di un mercato internazionale27 e di un mondo appunto globale. I capitalisti borghesi hanno unificato il mondo e tramite la grande industria hanno creato un mercato mondiale.
Il capitalismo è geneticamente globale, dovunque arrivi il capitalista viene spazzato il vecchio ordine per essere sostituito con novità che vadano a suo soddisfacimento; il mondo idilliaco e sacrale di una volta non esiste più, i valori familiari sono ormai ricordi, i vecchi mestieri autonomi sono spariti; il tutto si è ormai ridotto a merce. Il capitalismo ha ormai plagiato i nostri modi di fare e di vivere, le nostre abitudini, la domenica una volta si andava in chiesa oggi invece si va al centro commerciale; per pranzo si andava a mangiare un panino con una birra in una tranquilla trattoria e non nei fast food. Il capitalismo ha ormai pervaso le nostre vite, riducendo anche noi stessi ad essere merce che acquista ulteriore merce. Dietro questa grande catena produttiva si nasconde lo sfruttamento di una sempre più enorme massa di lavoratori. Il lavoro autonomo non esiste più, anche se apro una piccola attività e mi sento autonomo, tramite la partita iva28 lo stato avrà il suo guadagno tramite i miei contributi ed io resterò comunque un suo operaio nonostante l’illusione di avere un mio lavoro autonomo.
La borghesia “proletarizza” il mondo, come lo Stato ha bisogno di un esercito per difendersi, così la borghesia ha bisogno dei lavoratori massificati per accrescere la propria potenza e ricchezza. In una fabbrica con tremila dipendenti il lavoro è nelle loro mani dunque è sociale, ma il profitto ed il guadagno sono privati cioè va nelle mani di un solo individuo che è colui che detiene i mezzi di produzione ovvero il proprietario della fabbrica; la massa dei lavoratori che sono la fonte del proprio guadagno avranno in cambio solo un minimo salario come ricompensa della forza-lavoro.
La borghesia capitalista continuamente cambia e ricambia il mondo a propria immagine e soddisfacimento per nascondere gli sporchi sistemi che si celano dietro le proprie azioni; che non solo disuguaglianza sociale ma anche guerre, inquinamento ecc.
25) Rivoluzione Industriale (1760) e Rivoluzione Francese (1789-1799)
26) Il mondo globalizzato è il mondo di oggi, in cui le economie nazionali sono sempre più interdipendenti, il commercio non ha quasi più barriere, le comunicazioni sono di una semplicità disarmante, anche da un lato all’altro della Terra.
27) Mercati internazionali: mercati nei quali gli operatori che effettuano scambi di fondi e/o valori mobiliari appartengono a mercati nazionali differenti oppure nei quali la valuta di denominazione dei contratti differisca da quella del luogo di negoziazione.
28) La partita IVA è una serie di 11 numeri che identifica il titolare e serve a contribuire l’IVA all’Agenzia delle entrate.
In televisione apparirà un messaggio pubblicitario contro la ludodipendenza ma il gioco d’azzardo e le slot machine continueranno ad esistere in quanto fonte di guadagno dunque sinonimo di profitto.
Papa Francesco proprio a riguardo del capitalismo ha pronunciato importanti parole, in un discorso che riportiamo di seguito, le quali fanno riflettere e che appunto si collegano sul ruolo storico della borghesia ancora presente, che stiamo affrontando. “Il capitalismo continua a produrre gli scarti che poi vorrebbe curare. Il principale problema etico di questo capitalismo è la creazione di scarti per poi cercare di nasconderli e curarli per non farli vedere. Ieri inquinano l’atmosfera, ma con una piccola parte di biglietto le compagnie promettono di piantare alberi per compensare la parte del danno creato. Le società d’azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici. Le imprese d’armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe. Questo sistema è ipocrita!” Queste parole di Papa Francesco, molto forti e veritiere, sono una denuncia al capitalismo ma ciò non significa che la chiesa persegui una dottrina anticapitalista bensì non ne condivide l’ipocrisia che esso trapela nella società; si auspica una forma di capitalismo solidale e sociale…Marx risponderebbe che un capitalismo del genere non potrà mai esistere in quanto il capitalismo non è altro che massimizzazione del profitto.
Temi del passato che si intersecano nel presente con problemi di portata sempre maggiore; oggi come allora bisogna perseguire questo utopico sogno di realizzare un mondo libero ed equo, in cui il principale soggetto da proteggere e curare sia l’uomo e non quello sporco dio denaro che alimenta guerre, egoismo e disuguaglianze.
Una frase di Marx ed Engels divenuta uno slogan, poche parole che racchiudono un intero modo di pensare e di comportarsi, l’urlo di battaglia di tutti i marxisti prima e degli operai dopo: “Proletari di tutti i Paesi, unitevi!”
(Scritto e redatto da Antonia gentile per scopi universitari)