La figura di Pitagora rappresentò per la città di Kroton un vero e proprio momento di crescita sociale, religioso e anche militare. Poco si sa con chiarezza della sua personalità che dalle fonti risulta comunque complessa e misteriosa. Nato a Samo e appartenente all’aristocrazia mercantile, nel 530 a.C. si allontana dalla sua isola e approda a Crotone dove resterà per più di venti anni. Qui Pitagora ha modo di sviluppare la sua filosofia e le sue idee politiche, aiutato e appoggiato dai suoi discepoli locali, che lo considerano l’unico in grado di operare per l’interesse della città e dotato di poteri divini. Proprio per queste ragioni al filosofo verrà data fiducia incondizionata. La sua dottrina, il suo sapere avevano molti lati per un certo senso considerati arcaici, in quanto sapere mitico, religioso ed iniziatico, ma anche, in quanto dottrina filosofica e politica, di critica rispetto alle forme tradizionali della cultura aristocratica[24]. L’aspetto fondamentale che aleggia intorno alla figura di Pitagora è rappresentato dagli aspetti sovrannaturali attribuitigli; capace di ricordare il passato della sua anima fino a venti generazioni prima, di comunicare con il mondo dell’aldilà, di eliminare la fame e la sete e di usare il dono dell’ubiquità per apparire in più luoghi contemporaneamente.
Il filosofo viene visto come incarnazione di Apollo, ovvero Iperboreo[25].
D’altronde il rapporto tra Apollo e il suo oracolo a Delfi e Pitagora con Crotone appare strettissimo per diverse ragioni. Negli ultimi decenni del VI secolo la polis crotoniate afferma in modo preponderante uno stretto e privilegiato rapporto con Delfi, sviluppando il culto pubblico di Apollo Pizio e adottando il tripode oracolare come emblema civico. Altro elemento rilevante di questo rapporto è testimoniato dalle prime monete, dove su di un lato appare la testa del dio e sull’altro il tripode coi piedi leonini, simbolo di Delfi La stessa tradizione d’altronde collega la fondazione della città al volere dell’oracolo delfico che la preferisce su Sibari, al di là del fallace volere dell’ecista acheo, Myskellos, che invece rifiutava di fondare qui la nuova colonia. Il pensiero e l’orizzonte culturale degli akousmata si presenta pregnante di aspetti arcaici che li collega direttamente al rango divino, come l’ossessione per la purezza rituale, la presenza del mondo dei morti, l’idea di un mondo umano intriso di soprannaturale; delineando quindi una mentalità mitica che collega direttamente la figura di Pitagora a rango divino. Proprio per questo il filosofo viene chiamato Pizio. L’oracolo di Delfi, che rappresenta la tetrade, cioè l’armonia, è inoltre strettamente connesso con due aspetti del pensiero pitagorico, quello dell’armonia e quella della tetrade[26]. D’altronde le stesse fonti storiche, tra le quali Giamblico[27] e lo Pseudo-Aristotele[28] raccontano di un tempio di Apollo Pizio nella città di Crotone: qui il filosofo teneva i suoi discorsi diretti ai ragazzi. Proprio per questo motivo il culto di Apollo a Crotone è legato soprattutto alla formazione del cittadino e all’aspetto politico e militare. Hera e Apollo appaiono accomunati nell’insegnamento pitagorico, in quanto, secondo la tradizione, i discorsi del filosofo a Crotone si rivolgevano nel tempio del primo ai ragazzi e nel tempio della dea del Lacinio alle donne. Due categorie che si legano strettamente al tessuto sociale della polis e su cui il filosofo ebbe appunto influenza assoluta.
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