Parlando della fondazione dell’Heraîon di Capo Colonna non si può tralasciare la fondazione della città stessa cui il tempio è legato e di cui diventa simbolo religioso e sociale per eccellenza, Kroton appunto. La fondazione storica è ormai comunemente accordata dagli storici negli ultimi decenni dell’VIII secolo, tra il 710-709 a.C. ed è attribuita all’acheo Myskellos di Ryphe ( un villaggio montuoso dell’Acaia del Peloponnneso ). All’ecista è strettamente legato l’oracolo di Delfi che per ben tre volte nel suo responso divino ordina all’uomo di fondare la città. La prima volta, i dubbi dell’uomo sulla sua stirpe vengono placati con una chiara risposta:
“Myskellos dalle spalle curve Apollo lungisaettante ti ama
e ti darà stirpe, ma prima ti comanda
di fondare una grande Crotone nelle belle pianure”
In un primo momento il futuro ecista sembra non ascoltare le parole sacre della Pizia, ma l’oracolo interviene nuovamente fornendo più precise informazioni a riguardo:
“Così ti parla il dio lungisaettante, e tu ascolta.
Questo è il monte Tafio incolto, questa è Calcide,
questa la terra sacra dei Cureti, queste sono le Echinadi;
e poi a sinistra il grande mare;
così ti dico: non allontanarti dal Lacinio,
né dalla sacra Krimisa né dal fiume Esaro”
Il secondo responso quindi parla chiaro, e chiari sono i riferimenti a Crotone, al fiume Esaro che la attraversa e che rappresenta una ricchezza importante per il luogo. Chiaro è anche il riferimento a Krimisa, già terra sacra ad Apollo è che vuole sulle coste ioniche un nuovo Santuario. Myskellos parte quindi in perlustrazione per conoscere i luoghi dove dovrà fondare la nuova colonia, ma arrivato a Sibari, resta colpito dalla grande pianura che si presenta dinnanzi ai suoi occhi e pensa che è questo il luogo più adatto per fondare una città. Di ritorno a Delfi consulta ancora una volta l’oracolo che però è chiaro e minaccioso nella sua risposta:
“Myskellos dalle spalle curve,
cercando cose diverse da quelle ordinate dal dio
piangerai lacrime amare;
onora il dono che il dio ti fa”
L’ecista quindi non ha altra scelta che fondare la nuova colonia sulle rive dello Ionio, colonia che poi diventerà la potente Kroton. Questa affascinante chiave storica circa la fondazione della città ci viene tramandata da Diodoro Siculo[14] che fa emergere tratti costitutivi molto chiari della città e della sua storia. Innanzitutto lo storico lega la colonia achea al volere dell’oracolo di Delfi e quindi alla figura di Apollo Pizio. Nella mitologia greca Apollo nasce a Delo, figlio di Zeus e di Latonia. Dio della bellezza, della luce e della poesia, e fu detto Pizio per l’uccisione del serpente Pitone a Delfi, poi sede del suo oracolo più famoso. La discendenza delfica era un prestigio assoluto per una colonia e sarà sempre un vanto di Kroton. Emerge chiaramente nei responsi dell’oracolo la salubrità dei luoghi dove il dio vuole che sorga la città; luoghi ricchi di vegetazione e spalancati verso il Mediterraneo. Crotone insomma rappresentava il punto giusto dove fondare una nuova colonia, un porto di sicuri scambi commerciali, politici e sociali. È ancora Diodoro Siculo che fornisce un ulteriore chiave di lettura degli eventi, questa volta intessuti di mitologia e che lega la fondazione del Santuario di Hera Lacinia e della città alla saga di uno dei massimi eroi greci, Eracle[15]. La leggenda narra che dopo aver sottratto le mandrie a Gerione, in una delle sue celebri fatiche, l’eroe sostò nel territorio crotoniate, ospite di Kroton, suo amico e sposo di Laurete. Durante la notte però, fu vittima di un tentativo di furto delle mandrie da parte di Lakinion, suocero di Kroton. Eracle punì il ladro uccidendolo, ma per errore colpì a morte anche il suo amico che era accorso in suo aiuto. Addolorato per il tragico errore e intenzionato a espiare la sua colpa l’eroe seppellì splendidamente Kroton, costruendo un sepolcro per rendergli splendidi onori funebri. Prima di tornare a Micene predisse agli indigeni del posto la fondazione di una grande Crotone (Kroton megas) e subito dopo fondò il santuario di Hera. In questa chiave di lettura è dunque un fatto di sangue a caratterizzare la fondazione della città e del Santuario; ciò spiegherebbe anche la particolare inclinazione guerresca della città, che nel corso della sua storia muove molte battaglie, molto spesso in nome dell’eroe greco, e anche l’aspetto guerresco della stessa dea del Lacinio. Ma qui si allude anche ai rapporti dei primi colonizzatori achei con gli indigeni del posto (enchorioi), già presenti da diverso tempo in queste terre e di cui sono stati trovati riscontri importantissimi negli scavi attorno all’area dell’Heraîon, riscontri di materiali votivi risalenti all’età del bronzo (VIII e VII sec. a.C.) Il Lacinio quindi si configura come “Santuario di frontiera”, un “luogo di contatto” tra greci ed indigeni, luogo di incontro-scontro tra culture diverse ma convergenti. L’ipotesi di origine pre-greche dell’Heraion di Capocolonna, quindi di una dea dai tratti indigeni viene valorizzata oltre che dai ritrovati reperti archeologici anche dalle fonti classiche che parlano in maniera continua dell’esistenza di un “bosco sacro” della dea[16]. Inoltre il concetto stesso di temenos, cioè lo spazio sacro, delimitato, destinato alla divinità, e ben conosciuto a Capocolonna, contiene in sé l’idea stessa del “bosco” che viene tagliato, per ricavarvi uno spazio da destinare agli dèi. Infatti il verbo greco temno, da cui temenos, significa “io taglio, io recido, io divido”. Quindi, il taglio di una parte del bosco primitivo, per ricavarvi un area sacra dedicata agli dei è all’origine stessa del tempio[17]. Di “bosco sacro” parla Tito Livio: A sei miglia dalla famosa città di Crotone c’era un tempio ancora più famoso della città stessa, quello di Giunone Lacinia, venerato(sanctus) da tutti i popoli circostanti. Lì un bosco sacro (lucus), denso di alberi e circondato da alti abeti, aveva ricchi pascoli, dove pascolava, senza alcun pastore, bestiame di ogni razza, sacro alla dea… Con le ricchezze derivato da quel bestiame fu poi costruita e consacrata una colonna d’oro. Perciò il tempio fu celebre non solo per il suo carattere sacro, ma anche per le sue ricchezze[18].Da un altro autore, Licophrone, poeta vissuto nel III sec. a.C. apprendiamo l’importanza rappresentata nel Lacinio dalla presenza del bosco sacro. Nei versi della sua più famosa opera, l’Alexandra, affascinante quanto misteriosa, l’autore definisce il bosco sacro come un orchatos (giardino fiorito), dove tutto cresce spontaneo e rigoglioso, e in questa chiave di lettura rappresentato come dono di Thetis, madre di Achille, ad Hera[19].
Thetis era una Nereide, cioè un’ onda del mare, allevata da Hera e a lei sempre fedele. Zeus, Poseidone ed Apollo la vollero in sposa di Pelèo e dalla loro unione nacque Achille. Dunque secondo la tradizione la divinità trasformò il Lacinio in una sorta di Eden. Sempre secondo Licophrone ella in cambio affidò alla dea e alle donne di Crotone, per sempre, la cura dei riti funebri in onore del figlio Achille, ucciso da Paride. L’autore rammenta il penthos (lutto) espresso al Lacinio dalle donne indigene, vestite di nero, piangenti per la morte dell’eroe. Oltre a Licophrone e ai suoi versi antichi altre sono le fonti affascinanti riguardo alla fondazione della chora e del suo santuario. Un ‘altra leggenda, attestata da Strabone e da numerosi autori più tardi per spiegare l’origine del fiume Neto, riguarda le navi degli achei reduci dalla guerra di Troia, date alla fiamme in loro assenza dalle donne troiane al seguito, desiderose di porre finalmente fine alle lunghe peregrinazioni[20]. Inoltre il Santuario aveva il suo posto nel ciclo delle tradizioni relative alle migrazioni di Enea in Italia. Virgilio lo ricorda come uno dei punti dell’itinerario marittimo dell’eroe troiano, all’arrivo sulle coste della penisola; Dionigi di Alicarnasso ricorda addirittura come nel secolo II dell’era cristiana il tempio mostrasse tra i suoi tesori una patera di bronzo dedicata dall’eroe alla dea[21]. Insomma tutte fonti queste, che attingono alla favola e che, molto spesso sono frammentarie. Forse non spiegano e non spiegheranno mai con sicurezza l’origine di un luogo, di un culto, ma sicuramente spiegano con chiarezza l’importanza che questo aveva per il territorio crotonese, il prodigio, la sacralità che era pregnate e che era rappresentata assolutamente dalla figura delle dea.
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